Nuova Zelanda, donna può prelevare sperma dal partner morto per avere altri figli

Il parere favorevole dalla Corte Suprema rende ammissibile la richiesta di una donna il cui primo figlio era nato poco dopo la morte del compagno. L'uomo, pur non avendo mai espresso esplicito consenso alla procedura, aveva progettato di avere altri bambini e avere una famiglia numerosa.

Nuova Zelanda, donna può prelevare sperma dal partner morto per avere altri figli

Auckland, Nuova Zelanda: una donna può prelevare lo sperma del partner morto per avere altri figli. Lo ha stabilito la Corte Suprema, in accoglimento alla richiesta avanzata dalla compagna con cui voleva avere una famiglia numerosa. La donna aveva dato alla luce il loro primo bambino poco prima che il compagno di una vita morisse. Il prelievo postumo era stato concesso con carattere urgente perché deve avvenire entro le 48 ore dal decesso. Ora arriva il parere favorevole all’ammissibilità della procedura.

Sì al prelievo di sperma post mortem

La Corte Suprema ha dato il permesso di prelievo postumo di sperma alla donna che ne aveva fatto richiesta subito dopo il decesso del suo compagno. La questione aveva sollevato non poche discussioni, e ci si interrogava sulla legittimità della procedura e sulla ammissibilità dell’istanza.
Lo scorso 30 ottobre, a Auckland, durante un’udienza in tribunale era stata avanzata formale richiesta. La Corte Suprema si è espressa lo scorso 20 dicembre con parere favorevole.

I due avevano progetti per una famiglia numerosa

A motivare i giudici verso un’apertura all’istanza di prelievo post mortem è stata l’analisi di un insieme di fattori che hanno concorso a determinarne le condizioni di ammissibilità. Prima fra tutte, la volontà della coppia di dare un fratellino o una sorellina al bimbo che sarebbe nato poco dopo il decesso del papà.
I due vivenano una relazione stabile da 20 anni, coronata dall’arrivo di un figlio con procreazione assistita e da progetti di una famiglia numerosa, condivisi con parenti e amici.
Inizialmente, l’assenza di un esplicito consenso dell’uomo all’uso postumo del suo sperma aveva destato molteplici quesiti. L’attuale ordinamento legislativo non contempla la fattispecie in oggetto, quella in cui sia la partner in vita a ottenere il permesso di prelevare lo sperma del compagno defunto.

Il prelievo post mortem di sperma fu fatto con procedura d’urgenza

Il tribunale stesso aveva emanato un ordine provvisorio di natura urgente per il prelievo, da effettuarsi entro le 48 ore dal decesso. La donna intende utilizzare lo sperma per l’inseminazione artificiale, iter che aveva necessità di una legittimità da dichiararsi a monte della procedura, ovvero con la dichiarazione di ammissibilità dello stesso prelievo.
E la donna ha trovato accoglimento nella sentenza della Corte Suprema per la rimozione e conservazione dello sperma, che costituisce preambolo all’ipotesi del suo utilizzo per avere altri figli dal partner oltre la sua esistenza in vita.
Sarà il Comitato etico istituito dalla Human Assisted Reproductive Technology Act del 2004 a esprimersi sulla seconda fase, quella che in futuro potrebbe renderla nuovamente mamma di un bimbo nato dal suo compagno.

Parole di Giovanna Tedde