Non darla a un russo: l'embargo sessuale delle donne ucraine

Le donne ucraine tentano la strada dell'embargo sessuale per protestare contro l'annessione della Crimea alla Russia: "Non darla a un russo" è il loro slogan.

Non darla a un russo: l’embargo sessuale delle donne ucraine

Non darla a un russo: l’embargo sessuale delle donne ucraine. Le connazionali di Julija Tymošenko tentano la strada dell’embargo sessuale per manifestare la loro contrarietà all’annessione della Crimea alla Russia. Lo slogan interviene con ironia su quanto sta accadendo in prossimità dei confini dell’Unione Europea dove a seguito del referendum per l’annessione della Crimea, ratificato dal premier russo Putin, la situazione diventa ogni giorno più incandescente. Il motto delle donne ucraine inneggia ad una sanzione piuttosto insolita per Mosca: è stato stampato sulle magliette con l’immagine di due mani unite a disegnare la silhouette dell’organo femminile. Sulla parte laterale, in verticale, campeggia il verso di un poeta ucraino: “Innamoratevi fanciulle dalle sopracciglia nere, ma non dei russi”.

Un clima incandescente

Gli esempi storici di sciopero sessuale sono tantissimi e solo qualche mese fa erano state le donne colombiane a far parlare tutto il mondo. La ragione della protesta era una strada dissestata. Per quanto concerne le donne ucraine, non è la prima volta che manifestano il loro dissenso in modo insolito. La protesta sessuale femminile che si scaglia contro l’annessione della Crimea non è però l’unica del paese, al contrario le manifestazioni infiammano Kiev ormai da mesi e sullo sfondo vi è un continuo braccio di ferro tra Usa e Unione Europea contro Mosca. La guerra di sanzioni di Usa e Unione europea contro Mosca. Ma in primo piano c’è l’annessione della penisola alla Russia. “L’annessione della Crimea alla Russia è una chiara violazione della legislazione internazionale” – ha detto Van Rompuy al termine dell’ultimo incontro sulla crisi ucraina – “Riteniamo incostituzionale il referendum e non lo riconosceremo mai. Non c’è posto per l’uso della forza”.

Cosa è accaduto in Crimea

Il presidente ucraino Viktor Yanukovich, il 21 novembre scorso, aveva fatto marcia indietro su un accordo Ue-Ucraina, un patto fondamentale per l’avvicinamento all’Occidente. Ha preferito a questo un accordo di salvataggio da 15 miliardi di dollari, circostanza che aveva scatenato le proteste di piazza protrattesi per mesi. Una delle conseguenza delle manifestazioni era stata la fuga di Yanukovich da Kiev in Russia e l’istituzione di un nuovo governo ad interim. La situazione è capitolata in una delle peggiori crisi politiche dalla Guerra fredda. Qualche settimana fa i militari russi hanno preso il controllo della penisola di Crimea, a maggioranza russofona, che in occasione del successivo referendum ha votato a favore dell’annessione a Mosca.

Parole di Palma Salvemini