Linfonodi ascellari gonfi: cause e quando preoccuparsi

I linfonodi ascellari ingrossati sono quelli che molto spesso creano più preoccupazione. Il gonfiore è un campanello d'allarme del nostro organismo, basta saperlo interpretare e non andare subito in panico ma rivolgersi al proprio medico per scoprire le cause del dolore sotto l'ascella e il motivo per cui i linfonodi siano diventati reattivi.

Linfonodi ascellari gonfi: cause e quando preoccuparsi

I linfonodi ascellari gonfi sono un campanello d’allarme da tenere presente. Ma quali sono le cause di questo dolore sotto l’ascella e quando bisogna preoccuparsi? I linfonodi ingrossati hanno, nella stragrande maggioranza dei casi, cause del tutto benigne, per esempio un raffreddore o un mal di gola. Infatti, dopo poco tempo queste ghiandole tornano rapidamente alle loro dimensioni normali. Tuttavia, se molti pensano subito al peggio, cioè al tumore, molti altri ne sottovalutano con troppa superficialità implicazioni e conseguenze di questa particolare patologia. Come spesso succede, la via di mezzo è la soluzione ideale. Se sentite una pallina sotto l’ascella, potreste dover indagare maggiormente. Per capire meglio cosa sono i linfonodi ascellari reattivi e cosa significa il loro aumento di volume, ecco alcuni dati e informazioni utili.

Cosa sono i linfonodi ascellari e dove sono?

Se ne sente parlare per i motivi e negli ambiti più differenti. Ma cosa sono davvero i linfonodi? Non sono altro che organi di piccole dimensioni e dalla forma molto simile a un fagiolo, in pratica sono ghiandole linfatiche che, diramandosi capillarmente, trasportano la linfa in tutto il corpo. Sono circa 600, aggregati in alcune zone chiave dell’organismo. In particolare, si raggruppano in corrispondenza di collo, ascelle, inguine e addome, punti dove le difese immunitarie organizzano l’eventuale risposta alle aggressioni esterne e dove reagiscono a possibili pericoli.
La linfadenopatia, in medicina, segnala l’ingrandimento, localizzato o generalizzato, di uno o più linfonodi dell’organismo. Ciò non rappresenta sempre un campanello d’allarme, ma può riferirsi anche ad un normale processo fisiologico, specie negli infanti e nei lavoratori manuali, i quali vengono spesso colpiti dal rigonfiamento dei linfonodi ascellari. Per saperne di più, leggete il nostro approfondimento sui linfonodi reattivi.

I sintomi dei linfonodi ascellari

I linfonodi ascellari gonfi sono già di per sé un sintomo di uno stato di salute alterato, su cui il sistema immunitario del soggetto sta intervenendo. Infatti il rigonfiamento diventa linfonodo ascellare reattivo quando le cellule immunitarie presenti nella zona si azionano per respingere un agente patogeno che in qualche modo sta minando la salute dell’organismo e provocando un’infezione. In questo caso, oltre all’infiammazione dei linfonodi ascellari, potrebbero comparire ulteriori sintomi:

  • Dolore sotto l’ascella
  • Ascella gonfia
  • Arrossamento della zona cutanea ascellare
  • Gonfiore nelle parti vicine alla ghiandola gonfia
  • Gonfiore degli arti
  • Nodi in crescita
  • Febbre
  • Sudorazione notturna

Le cause dei linfonodi ascellari gonfi

Generalmente, quando i linfonodi si gonfiano, cioè aumentano di volume, è il sintomo che ci sia una un’infiammazione o un’infezione in corso. Se a ingrossarsi in modo sospetto sono i linfonodi situati sotto le ascelle, una zona particolarmente delicata sotto tanti punti di vista, le cause potrebbero essere di diversa natura. Tra quelle benigne di questo dolore sotto l’ascella ci possono essere dei possibili traumi, delle infezioni di lieve entità a carico dei distretti vicini o della mononucleosi.
Tuttavia, è bene precisare che in una percentuale meno elevata di casi, la causa potrebbe essere la presenza di un tumore al seno o di altre malattie gravi come:

Rimedi dei linfonodi ascellari ingrossati

I rimedi a questi linfonodi ascellari gonfi dipendono chiaramente dalla causa scatenante. In caso di raffreddore o influenza, basterà lasciare il tempo all’organismo di rimettersi dopo l’aggressione dei virus e la conseguente difesa del sistema immunitario. Sintomo di guarigione sarà il ritorno al normale volume dei linfonodi.
Nei casi più gravi, le cure saranno a base farmacologica, con la prescrizione di antiobiotici, antivirali, antistaminici e così via. Tuttavia, in caso di tumore può risultare necessaria la linfadenectomia, ovvero l’intervento di asportazione di alcuni linfonodi.

Quando è necessario preoccuparsi?

Se il gonfiore del linfonodo ascellare non accenna a diminuire nell’arco di qualche giorno, ma anzi, al contrario, sembra diventare più importante e persistere per parecchie settimane, meglio non sottovalutare l’anomalia recandosi per un controllo dal medico che, solitamente, prescriverà le analisi del sangue, dopo l’esame obiettivo, per indagare meglio sulle cause. Avere un parere specialistico è consigliabile anche nel caso in cui oltre al rigonfiamento dei linfonodi ascellari si notino altri sintomi anomali, come l’aumento di calore, il dolore sotto l’ascella e l’irregolarità della superficie interessata al tatto, la febbre e la perdita di peso.

Linfonodi ascellari gonfi: come procedere all’autopalpazione

Uno dei modi per capire se i linfonodi ascellari sono gonfi è procedere all’autopalpazione. Come si fa? Basta unire indice, medio e anulare della mano e premerli dall’alto verso il basso dell’ascella: se si nota un piccolo rigonfiamento nella zona bassa della stessa, dove appunto ci sono le ghiandole ascellari, è bene rivolgersi a un medico. Bisogna sempre ricordarsi che la prevenzione è tutto e che solo così si possono scongiurare malattie complicate e talvolta mortali.

Linfonodi ascellari ingrossati e tumore

I linfonodi ascellari nell’uomo, come nelle donne, possono essere fattori importanti, e determinanti, nella diagnosi di tumore perché, seppur di rado, il loro ingrossamento può essere il primo segno di esordio della malattia, oppure il segno che essa si sta già diffondendo a varie regioni dell’organismo. Tuttavia, solo una visita specialistica potrà affermare con certezza se l’aumento di volume si sia verificato in seguito a delle malattie infettive, infiammatorie o autoimmuni, oppure riferirsi a qualcosa di più grave. Per questo motivo, sarà necessario effettuare dei test clinici e fisici specifici, come:

  • analisi del sangue
  • mammografia
  • ecografia
  • biopsia

Tuttavia, a dare il campanello d’allarme può essere la dimensione del linfonodo ascellare: quelli interessati da un tumore presentano un volume maggiore e non si normalizzano nel giro di pochi giorni o settimane, come nel caso di una sintomatologia benigna.
Per sapere se ci sono delle metastasi che hanno invaso la ghiandola ascellare e limitrofi, si cerca, tramite biopsia il linfonodo sentinella, l’indicatore della presenza di un tumore maligno. Disporre di questa informazione consente non solo di impostare al meglio la terapia, ma anche di capire come bisogna procedere per rimuovere il potenziale pericolo.
Ad oggi, le metodologie sono tre:

Intervento chirurgico

Identificato il linfonodo sentinella, se questo al suo interno presenta delle cellule tumorali il medico potrà disporre alla rimozione chirurgica dei linfonodi ascellari. Tuttavia, negli ultimi anni è una pratica in via di abbandono perchè priva l’organismo di un’importante barriera di difesa verso la diffusione della malattia.

Radioterapia

Indicata nelle pazienti ad alto rischio di recidiva, come quelle con coinvolgimento di un numero di linfonodi ascellari maggiore di 4, la radioterapia nella zona linfonodale può diminuire del 20% la mortalità e del 30% il rischio di recidive. Questa tecnica sfrutta fasci di raggi x a elevata energia, per danneggiare il materiale genetico delle cellule maligne ed evitare che si moltiplichino.

Chemioterapia

In questo caso, il rischio di recidiva e di morte associata a un tumore maligno nella zona ghiandolare ascellare si riduce rispettivamente del 23,8% e del 15,2%. Tuttavia, gli effetti collaterali di questa tecnica sull’organismo possono essere molteplici e vanno valutati in base alla necessità di effettuare questo tipo di terapia.