Le leggi del Desiderio, intervista a Silvio Muccino

Intervista esclusiva a Silvio Muccino in occasione dell'uscita del suo prossimo film Le leggi del Desiderio. Una commedia romantica che parla di cambiamento, di lavoro, di successo, di affermazione del sè ma soprattutto di amore.

Le leggi del Desiderio, intervista a Silvio Muccino

Silvio Muccino, Le leggi del desiderio, com’è nata l’idea di questo film e quanto tempo ti ci è voluto a realizzarla?
La prima idea è nata 4 anni fa però non c’era niente. C’erano solamente quelli che poi sarebbero diventati Matilde e Giovanni, cioè c’erano due persone. L’idea era quella di una romantic comedy incentrata su due figure due numeri 3 delle coppie due amanti: Giovanni per scelta e Matilde per necessità. Però questa storia non ha mai decollato fino a quando un anno fa più o meno Carla Vangelista, la sceneggiatrice, l’autrice, ragionando sul tipo di lavoro che Giovanni poteva fare si è imbattuta in Anthony Robbins che è il life coach più famoso al mondo riempie palazzetti dello sport, fa degli spettacoli che sembrano quasi quelli di Fiorello, fa di tutto balla, canta, cammina sui carboni ardenti, smuove le folle. E ci siamo innamorati di questa figura , perché è da una parte l’esempio perfetto di questo momento, di oggi. E’ una figura, il life coach, che non esisteva 10 anni fa e forse non esisterà fra 10 anni perché è proprio figlio della crisi, perché loro sono coloro che si propongono come la risposta. “Noi sappiamo come farvi uscire dalla crisi, noi sappiamo come farvi cambiare la vita, noi sappiamo come realizzare i vostri desideri. Abbiamo unito queste due idee ed è nato: Le leggi del desiderio.

Quanto, la crisi che stiamo vivendo in questo periodo, influenza l’incapacità della gente di ascoltarsi? Da dove nasce l’esigenza di una guida spirituale?
Il bisogno di una guida si ha sempre, è qualcosa di cui le persone hanno bisogno. E’ chiaro che quando c’è un periodo di crisi così grande così trasversale si crea un tale smarrimento per cui la gente ha bisogno, non potendo più contare sul lavoro, non potendo più contare sulla politica, non potendo più contare su niente, può contare solo su stessa e quindi sul migliorare se stessa. E in questi anni io ho assistito alla nascita di figure, a parte il life coach, c’è il personal shopper. Ci sono persone che ti dicono come vestirti, come mangiare, è come se le persone sperassero seguendo quei consigli, di cambiare la propria vita. Io non dico nel film che questo sia sbagliato giusto, non tiro giudizi, io ho studiato molto questo mondo ma non è definire se funzionano o non funzionano. Il punto per noi era far porre una domanda al pubblico: qual è il confine fra quello che sei veramente e la maschera che sei disposto ad indossare per realizzare i tuoi desideri?

La spettacolarizzazione di questa figura a cosa serve veramente? Perché una guida ha bisogno di mettere su uno show?
E’ il carisma, è il coinvolgimento che è necessario, perché è quello che Anthony Robbins (in Italia abbiamo un sacco di rappresentanti penso a Roberto Re, ce ne sono tanti in Italia, che soprattutto dalla rete vengono fuori). Il punto è catalizzare l’attenzione e coinvolgere. Far credere alle persone, instillare e questo lo trovo molto positivo, la speranza. E non lo puoi fare chiaramente con la faccia appesa, con troppa seriosità. Lo fai creando buon umore, lo fai scuotendo le persone, e per questo che il mio Giovanni Canton è a metà fra un cialtrone, un uomo d’affari, uno show man, un guru perché è tutte queste cose.

Tu nella vita ti senti più life coach o uno dei personaggi alla ricerca della propria strada?
No grazie a Dio non mi sento vicino a Giovanni Canton, altrimenti mi troveresti a Las Vegas a questo punto. Io credo che i veri protagonisti di questo film, siano le 3 persone che si avvicinano a Giovanni. Nicole Grimaudo, Maurizio Mattioli e Carla Signoris sono tre persone incarnano in tre modi diversi questo Paese, noi, io, te siamo tutti alla ricerca di quello che per qualcuno è la ricerca della felicità per altri è diventare la parte migliore di noi. Io non credo che Batman, Superman ci è dato di esserlo in questa vita, credo che possiamo accettare di essere come diceva Bowie possiamo accettare di essere “eroi per un giorno” accettando tutte le nostre macchie, le nostre debolezze, le nostre fragilità.

Quindi, secondo te, i desideri possono davvero dettare legge all’interno delle nostre vite?

Io penso che i desideri dettano legge, sono motore di gioie enormi, di frustrazioni, altre volte i nostri desideri sono boomerang, perché non sempre desideriamo veramente. Mente e cuore a volte non desiderano la stessa cosa quindi allineare queste due cose è sicuramente importante. Però, si, io penso che davvero un desiderio muove il mondo.

Ma un desiderio che si avvera può essere davvero definito tale? O la vita è banalmente la continua ricerca di un desiderio da realizzare?
Beh io questo non lo, io so che quando un desiderio si avvera è una gran figata e credo che la soddisfazione dura “questo” (un attimo) perché poi non ci basta più perché poi vogliamo qualcos’altro. Siamo naturalmente portati all’insoddisfazione e costantemente però mossi all’appagamento. E scrivendo questo film io e Carla abbiamo letto di tutto, siamo passati da “Le leggi dell’attrazione” che è un testo new age sulla vibrazione, il pensiero positivo. A quelli più scientifici sulla programmazione neurolinguistica che è lo studio del vincente, a testi più spirituali. C’è una cosa molto bella sul desiderio proprio che riguarda questo discorso che è un testo cabalistico che dice che il desiderio è qualcosa che non si appaga mai, perché nel momento in cui noi lo raggiungiamo si esaurisce, perché è come una fame che brucia, che mangia e che non mantiene. L’unico desiderio secondo i cabalisti, che ha una lunga durata il cui appagamento ti può veramente dare gioia e felicità è quando il desiderio non è rivolto a te stesso ma a qualcun altro. Quando tu non desideri per te ma per qualcun altro. Tradotto in soldoni è l’amore che è l’unico desiderio che appaga veramente perché è qualcosa che non fai per te ma fai per qualcun altro e in quel momento quel meccanismo di insoddisfazione si rompe.

Tu sei sempre stato capace di ascoltare i tuoi desideri o hai dovuto impararlo nel corso della tua vita?
Lo sto imparando nel corso della mia vita, perché appunto a volte credo di desiderare una cosa e poi in realtà scopro che sotto sotto non è così, che sotto sotto mi fa paura. Credo che desideri e paure vadano anche molto insieme.

Ad oggi qual è il tuo desiderio più grande? Se ne hai uno, e se si può svelare soprattutto?

I miei desideri sono banali, sono semplici. Il mio desiderio più grande oggi è che, questo film che sta uscendo, arrivi a tutti, che questo film piaccia, che crei negli spettatori gli stessi sentimenti che ha creato in noi. Perché è stato veramente un lavoro di squadra, mentre lo facevamo ci siamo divertiti, ci siamo emozionati, ci siamo commossi in certi momenti. Io credo che il cinema di bello abbia questo che quando funziona un film, è una magia dentro quella sala. Questo al momento è il mio desiderio più grande.

Ora una domanda di costume: questo cambio del look è dovuto al film o dobbiamo abituarci a questa versione dal retrogusto un po’ Hipster?
E’ dovuto al film, Giovanni Canton è un personaggio su cui dovevo spingere molto come look, per cui ho proprio vestito i panni, è stato un po’ un Carnevale. Da allora ho fatto una scommessa sul set che però non rivelerò neppure sotto tortura, che si sta per esaurire e che riguardava il taglio di capelli. Al momento sono un po’ Sansone. A seconda di come andrà questa scommessa ci sarà comunque un taglio radicale e saluteremo Giovanni Canton una volta per tutte. Al momento questo (i capelli) sono l’unica cosa che mi lega a quel personaggio.