La depressione in Italia è donna, giovane e spesso precaria, lo rivela un'indagine

Secondo una recente indagine, in Italia la depressione colpisce soprattutto le donne, in particolar modo se giovani e con un lavoro precario. Lo stress tra le cause principali.

La depressione in Italia è donna, giovane e spesso precaria, lo rivela un’indagine

La depressione, anche definita “male oscuro”, è un dramma che colpisce le donne in modo particolare, forse perché più sensibili per natura, o più probabilmente perché maggiormente esposte alle temperie sociali ed economiche. Non a caso, una recente indagine condotta in Italia su 7mila individui di entrambi i sessi, e facente parte di un più vasto sondaggio sull’incidenza e la stratificazione demografica della depressione in zona UE, ha tracciato un identikit del depresso-tipo che decisamente parla da solo.

Donna, giovane e lavoratrice (spesso precaria, con contratti a progetto e magari sotto pagata, o, al contrario in carriera con una gran mole di lavoro da smaltire), questa è la tipologia umana maggiormente a rischio di cadere nelle maglie della più diffusa malattia della mente. Un gorgo oscuro e catramoso, da cui emergere è davvero molto difficile una volta che ci si trovi a precipitarvi.

Naturalmente non è solo la popolazione femminile ad essere soggetta a sindromi depressive di varia gravità, sembra, infatti, che ben 1 italiano su 10 sia caduto in depressione almeno una volta nella vita, ma le donne sarebbero maggiormente a rischio perché è proprio su di loro che si accumula un maggior carico di stress.

Le donne: “Sono più esposte a fattori stressogeni: per loro mantenere un lavoro e un reddito è più complicato, pure la gestione del tempo è difficile visto che sono molte di più le ore di lavoro domestico e cura familiare in più sulle spalle del sesso femminile.

Inoltre le donne sono più spesso vittime di violenze in ambito domestico e non, e questo è uno dei fattori ambientali che più incidono sul rischio di ammalarsi”, spiega il prof Claudio Mencacci, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano”.

E per quanto riguarda quest’ultimo punto, quello relativo agli abusi di cui spesso le donne sono vittime (magari in famiglia, ma non solo), i recenti fatti di cronaca nera ci confermano di un preoccupante trend, una vera e propria escalation di violenza che non può non avere un suo peso nell’incidenza di malattie psicologiche e forme di depressione.

Tutelare le donne, dal punto di vista professionale ed economico, sociale e familiare, sostenerle come madri e come lavoratrici, ma prima ancora come individui, è una necessità imprescindibile per una società “sana”.
Le statistiche ci dicono che laddove la parte femminile della popolazione sia felice, o almeno si senta più serena e sicura, appagata, là c’è progresso, c’è una qualità della vita superiore. Ecco perché ci attendiamo che le Istituzioni italiane facciano la loro parte, che la politica italiana faccia la sua parte, abbiamo già perso troppo tempo.

Parole di Paola Perria