Insegnante gay discriminata, scuola di Trento la risarcisce: prima sentenza in Italia

Arriva in Italia la prima sentenza per discriminazione sessuale: il giudice del lavoro di Rovereto dha condannato la scuola cattolica di Trento a risarcire un'insegnante omosessuale. Non le avevano rinnovato il contratto nel 2014 perchè conviveva con una donna e non era intenzionata a cambiare il suo orientamento sessuale. Il giudice ha inoltre condannato la "Figlie del Sacro Cuore di Gesù" a risarcire l'insegnante con 25mila euro.

Insegnante gay discriminata, scuola di Trento la risarcisce: prima sentenza in Italia

E’ il primo caso in Italia: una scuola di Trento è tenuta a risarcire un’insegnante discriminata per il suo presunto orientamento sessuale. Lo ha deciso il giudice del lavoro di Rovereto che ha condannato la scuola paritaria cattolica “Figlie del Sacro Cuore di Gesù” a risarcire con 25mila euro la docente.
L’insegnante, convivente con una donna, non si era vista rinnovare il contratto di lavoro a tempo indeterminato, perché non accettava le ingerenze della scuola sulla sua vita privata. L’Istituto era arrivato persino a chiederle di “risolvere il problema”. Ovviamente con il rifiuto e lo sdegno della propria insegnante.
Il caso risale al giugno del 2014. La donna, che per questioni di privacy è voluta rimanere anonima, era stata convocata a fine contratto dalla madre superiora, dirigente dell’Istituto. In quell’occasione, la suora aveva detto all’insegnante che giravano voci secondo cui intratteneva rapporti sentimentali-affettivi con una donna. Questo per la religiosa era un problema da risolvere, perché doveva “tutelare” gli alunni. L’insegnante si è rifiutata di commentare certe “accuse”, perché giustamente riguardavano la sua vita privata. Da lì i lunghi discorsi della suora per cercare di convincere la donna a rivedere la sua situazione, che in caso positivo avrebbe chiuso un occhio.

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Praticamente si stava profilando il discorso secondo cui l’omosessualità è una malattia da curare. Fatto sta che alla fine l’insegnante pagò la sua libertà di orientamento sessuale e il rispetto della sua privacy con il mancato rinnovo del contratto, sebbene ricoprisse più ruoli all’interno della scuola.

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La sentenza è il primo caso di condanna pronunciato per discriminazione individuale per orientamento sessuale dopo l’entrata in vigore della normativa antidiscriminatoria del 2003 e arriva dopo un’altra sentenza non meno importante, ossia quella della Cassazione, sull’adozione di bambini da parte di gay.

Il giudice inoltre ha rilevato una “discriminazione collettiva” perché la condotta della scuola “ha colpito non solo la ricorrente, ma ogni lavoratore potenzialmente interessato all’assunzione presso l’Istituto” (da qui il risarcimento al sindacato e all’associazione per i diritti civili).
Questa sentenza, di cui ovviamente l’insegnante e il suo legale sono pienamente soddisfatti, fissa un altro punto importante: quello secondo il quale il diritto alla libertà di religione (art.2) non dia diritto alla discriminazione. ”I datori di lavoro di ispirazione religiosa non possono sottoporre i propri lavoratori a interrogatori sulla loro vita privata o discriminarli per le loro scelte di vita” commenta l’insegnante, anche se la Chiesa di Papa Francesco si era detta “aperta” adesso a divorziati e omosessuali.

Parole di Lavinia Sarchi