Google e sessismo, più di 60 donne sarebbero pronte a fare causa per discriminazione

Nonostante la Silicon Valley abbia preso le distanze dalle più recenti, clamorose accuse di sessismo arrivate “intramoenia”, il colosso Big G si trova a fare i conti con lo spettro della discriminazione di genere: complici di questa nevralgia del sistema le accuse di decine di donne che sarebbero pronte a far causa all’azienda.

Google e sessismo, più di 60 donne sarebbero pronte a fare causa per discriminazione

Google-sessismo è un binomio che sta trovando terreno fertile nell’opinione pubblica, dopo le recenti e clamorose accuse di discriminazione di genere che vedrebbero 60 donne pronte a far causa all’azienda perchè strette ai margini di un sistema che la Silicon Valley rinnega con forza. Il colosso rispedisce tutto al mittente, prendendo le distanze da un polverone che inevitabilmente accende i riflettori su un tema più che mai attuale.

Documento sessista: ingegnere licenziato

L’ultimo scandalo sessismo esploso dall’interno della Silicon Valley riguarda un brillante ingegnere in forze all’azienda, che in un documento di ben 10 pagine ha espresso una “teoria” per spiegare i motivi per cui le donne non potrebbero ricoprire incarichi di rilievo in ambito tecnologico. Secondo la personale visione del dipendente, costatagli il prestigioso posto di lavoro, sarebbero le “differenze biologiche” tra i due sessi a stabilire la notevole carenza di donne all’interno del colosso. Una sorta di “selezione naturale” del tutto priva di fondamento alla quale, però, l’ingegnere si è affidato senza scrupoli, gettando un riflesso poco idilliaco su Google.

Discriminazione di genere: 60 donne pronte a una battaglia legale contro Google

E i guai per Google non sembrano finiti, anzi: 60 donne sarebbero pronte a far causa per discriminazione, denunciando il sessismo e il notevole gap salariale rispetto ai colleghi uomini. Alcune ex dipendenti avrebbero addirittura dichiarato di aver lasciato il posto di lavoro a causa di questo problema.
L’azienda ha già fatto sapere che il numero delle quote rosa che sarebbero sul piede di guerra rappresenta un “campione piuttosto ridotto” dell’organico attualmente impiegato alla Mountain View. L’ipotesi di una class action composta da decine di donne non sembra essere così remota e potrebbe causare più di qualche preoccupazione nella Silicon Valley.

Maschilismo e differenze salariali tra uomini e donne

Il quotidiano The Guardian ha rilanciato la notizia della mobilitazione di decine di dipendenti ed ex dipendenti Google, che sostengono di aver subito trattamenti economici diversi, a fronte di una parità di ruolo, rispetto agli uomini. L’accusa di maschilismo è dietro l’angolo, sintetizzata nella formula frat boy culture, cultura di “ostilità” alle donne che più volte è stata indicata come motore immobile del sistema Google.
E il divario salariale tra uomini e donne non sarebbe di poco conto: diverse testimonianze, raccolte dalla stampa americana, parlano di dati che, se confermati, costituirebbero il ventre molle di un’azienda prossima al processo mediatico. Ci sono dipendenti donne che denunciano stipendi inferiori di circa 40mila dollari rispetto ai colleghi, e addirittura una avrebbe dichiarato di percepire due terzi del salario di un corrispettivo maschile.

La risposta dei vertici di Google

La risposta di Big G al documento sessista e alla class action è arrivata dal vicepresidente dell’ufficio diversità e integrazione di Google, Danielle Brown, che ha precisato come gli assunti del dipendente licenziato non rappresentino una prospettiva promossa o incoraggiata dall’azienda.
Certo è che, verità o meno, il rincorrersi di j’accuse contro Google non fa altro che aumentare il clima di sospetto intorno alle dinamiche di reclutamento e assunzione nell’intera Silicon Valley. L’immagine “gender free” di un colosso globale rischia di cadere rovinosamente sotto i colpi di pesanti dichiarazioni che hanno già trovato un sostegno legale e si muovono inarrestabili verso il riconoscimento della disparità cui le donne sarebbero sottoposte.

Molestie sessuali: l’ombra del sospetto dopo le cause promosse da alcune donne

Numerose sono anche le cause promosse da dipendenti donne che hanno denunciato a più riprese molestie sessuali all’interno degli ambienti di lavoro. Anni di botta e risposta tra donne e uomini che hanno destabilizzato notevolmente i vertici Google.
Uno dei più potenti terremoti riguarda Justin Caldbeck, cofondatore dell’azienda, che si è concesso una pausa a tempo indefinito dal servizio nella società in seguito ad alcune gravi accuse di molestie sessuali da parte di 6 donne.
Dave McClure, a capo dell’acceleratore e fondo d’investimento 500 Startups, ha rassegnato le sue dimissioni per una torbida vicenda di molestie ai danni di una candidata all’assunzione: ma le scosse potrebbero non essere ancora finite.

[npleggi id=”https://www.pourfemme.it/articolo/sessismo-nella-pubblicita-l-inghilterra-dice-stop-agli-stereotipi-di-genere/67157/” testo=”Sessismo e pubblicità: lo stop dell’Inghilterra agli stereotipi di genere”]

Parole di Giovanna Tedde