Educazione bambini: come gestire la fase dei "no"

Tra i 18 e i 24 mesi, il bambino attraversa la “fase dei no”, quella tappa di crescita in cui crede che tutto gli appartenga. I genitori devono dare il buon esempio per educarlo.

Educazione bambini: come gestire la fase dei “no”

Nell’educazione dei bambini, una delle prime cose che i genitori imparano, è che bisogna procedere per tappe, assecondando i progressivi step che tutti i piccoli devono affrontare nel loro entusiasmante percorso di crescita. Un momento davvero importante nella vita del bimbo, è la cosiddetta fase dei “no”, che di norma crea un po’ di apprensione nelle mamme e nei papà, ma che invece è assolutamente normale e, anzi, fondamentale. Intorno ai 18-24 mesi, infatti, il pargolo sembra cambiare carattere, passando da una incantevole paciosità, ad un’attitudine “egoistica” e aggressiva.

Il bambino comincia ad utilizzare sempre più di frequente l’aggettivo possessivo “mio” e la negazione “no” a proposito di tutto ciò che lo circonda. Tutto gli appartiene di diritto, e gli altri sono dei nemici se cercano di impossessarsene. E’ un tipico passaggio che i puericultori definiscono di “affermazione del sé”, in cui il bimbo interpreta il mondo circostante come un’estensione di se stesso (visione egocentrica) e quindi “sua”.
 
Logica conseguenza, il non voler cedere i suoi giocattoli (ai fratelli, agli amichetti dell’asilo), il considerare legittimo appropriarsi di quelli degli altri (perché li sente come suoi), l’avere reazioni anche violente di rabbia se viene frustrato in questa sua convinzione. Come gestire questa fase così “esplosiva”? Non è difficile, mamma e papà dovranno far in modo che il loro piccolo subisca qualche prima delusione attraverso il rapporto con i coetanei. E’ importante che cominci ad apprendere che esistono anche gli altri e che hanno gli stessi diritti suoi, nel caso specifico, diritti di “proprietà” sui rispettivi giochi.
 
Le cose altrui vanno restituite, anche a costo di provocare pianti e crisi isteriche. Solo davanti ad un litigio tra bambini che diventi troppo violento, i genitori devono intervenire per separare e calmare i bollenti spiriti. I bambini imparano molto scontrandosi tra di loro, e di norma le questioni si risolvono senza che gli adulti si intromettano. Vigilare sempre, però! Contemporaneamente, l’educazione deve procedere sul binario del buon esempio.
 
Vedere gli adulti che si scambiano oggetti di loro proprietà, che se li restituiscono usando formule come “grazie”, “posso?”, “prego”, eccetera, è molto utile. Nella prima infanzia, infatti, il bimbo è una spugna, immagazzina le immagini e le frasi che vede e sente e le introietta. Se poi l’esempio positivo di come ci si deve comportare proviene dalle figure più autorevoli: genitori e insegnanti, allora il gioco è fatto. Comunque, quando vi sentite esasperati, ricordate che si tratta di un passaggio, e che la fase dei “no” passerà da sola, per lasciare il posto a quella successiva.

Parole di Paola Perria