E' morta Sophia: non ha potuto curarsi con le staminali del metodo Vannoni

E' morta la piccola Sophia Pirisi la bambina di 6 mesi che non ha potuto curarsi con le staminali del metodo Vannoni. Una storia che ricorda quella di Sofia De Barros che invece continua la sua cura con le staminali a Brescia.

E’ morta Sophia: non ha potuto curarsi con le staminali del metodo Vannoni

Sophia non ce l’ha fatta: è morta la bambina di Civitavecchia affetta da Sma1, atrofia muscolare spinale, nell’attesa di accedere alle cure previste dal metodo Vannoni, la stessa cura basata sull’utilizzo di cellule staminali recentemente finita sotto i riflettori mediatici in seguito al servizio realizzato da Le Iene, che aveva come protagonista un’altra bambina – caso vuole – con lo stesso nome: Sofia De Barros. La piccola Sophia Pirisi, sei mesi e mezzo, è morta lo scorso 2 giugno tra le braccia dei suoi genitori che avevano fatto di tutto per alleviare le sue sofferenze.

Secondo Davide Vannoni, fondatore di Stamina Foundation, la colpa sarebbe da attribuire alla legge, che impedisce di ampliare l’utilizzo delle cure compassionevoli.

“E’ morta la prima bambina affetta da Sma1, per colpa di questa legge che impedisce di fatto un ampliamento delle possibilità di cura compassionevoli” ha denunciato il fondatore di Stamina Foundation, Davide Vannoni, ricordando come la piccola, l’8 aprile scorso avesse vinto un ricorso in tribunale per poter accedere alle iniezioni di staminali d’urgenza a Brescia secondo il metodo Stamina.

“La piccola però è morta lo scorso 2 giugno, senza essere riuscita a ottenere la cura, perché – ha continuato Vannoni – agli Spedali Civili di Brescia non c’era posto e non c’era possibilità di ampliare gli accessi”. Una questione decisamente controversa che ha suscitato aspre discussioni e accese polemiche. Sono infatti tantissimi i malati che avrebbero diritto a queste cure ma trattandosi di terapie sperimentali i posti a disposizione sono pochi e in strutture limitate. Vannoni è indignato e accusa i politici perché dice “con il testo precedente, bocciato dal Parlamento, si sarebbe potuto invece ampliare la possibilità di offrire la cure. Ora è tutto sulle spalle degli Spedali Civili di Brescia, che non sono in grado di dare risposte sufficienti e si è creata una lista d’attesa lunghissima”. Inoltre pare che il papà di Sophia voglia far causa “per omicidio volontario” agli Spedali Civili e al ministero della Salute.

Una storia che fa riflettere e che ovviamente non può non far pensare al destino di un’altra bambina malata, Sofia de Barros, diventata famosa dopo il servizio de le Iene e che ora sta continuando la sua cura con le staminali.