Donne discriminate sul lavoro in Italia, producono di più ma guadagnano di meno

Secondo un recente studio sulle opportunità lavorative delle donne in Italia, emerge una notevole disparità salariale. Nonostante le donne producano molto e bene, guadagnano meno.

Donne discriminate sul lavoro in Italia, producono di più ma guadagnano di meno

Il lavoro, e la retribuzione, non dovrebbero avere sesso, di fatto, ce l’hanno. Le donne lavorano duro, producono, fanno profitto, ma il loro ingegno, il loro impegno fisico e mentale, la loro professionalità, continuano a non venir valutati quanto l’impegno maschile. In Italia, ahinoi, le donne continuano a guadagnare meno dei colleghi uomini in molti settori, e questo a parità di produttività. Anzi, la cosa che fa ancora più specie, è proprio la mancata valorizzazione della particolare abilità femminile nel problem solving e nel gestire situazioni lavorative anche piuttosto complicate. Spesso e volentieri sono proprio le donne che risollevano le sorti di aziende in crisi nera, che trovano i collaboratori migliori, che innovano e mettono in campo strategie vincenti.

Eppure, quanto vale tutta questa abilità? Il Governo tecnico guidato da Mario Monti si sta muovendo per cercare di cambiare questo trend assurdo e penalizzante, ma da qui a cambiare veramente le cose nel mercato del lavoro, tanta acqua dovrà ancora passare sotto i ponti.

Donne e lavoro, in Italia troppa discriminazione

Nel nuovo DDL sul lavoro appena approvato dal Governo, c’è anche una clausola che riguarda proprio la parificazione salariale tra uomini e donne. Entro il 31 dicembre 2016, infatti le aziende si impegnano a retribuire esattamente allo stesso modo i lavoratori maschi e le lavoratrici femmine (distinguiamo proprio per genere, perché non sembra esserci altro tipo di motivazione che giustifichi una simile sperequazione), a parità di mansione.

Questo passo in avanti dovrebbe essere però supportato anche da un cambio generale nella valutazione e nelle opportunità lavorative che vengono “concesse” alle donne, troppo spesso tenute ai margini e senza accesso alle sfere più alte di comando. I ruoli professionali più prestigiosi sono ancora “blindati”, in molto casi, e permane la differenza di retribuzione in tanti settori, una differenza che ad oggi si quantifica nel 37% in meno (di soldi in busta paga). A questo si aggiunge l’altissima disoccupazione femminile, nonostante, dati alla mano, proprio le donne dimostrino di essere più brave a scuola e all’Università, più aggiornate e preparate.

Donne, lavoro e gap salariale, lo studio della Fondazione Debenedetti

A proposito di preparazione scolastica, inserimento nel mondo del lavoro e stipendio percepito, è interessante citare un recente studio denominato “Il gap salariale nella transizione tra scuola e lavoro”, condotto dalla Fondazione Rodolfo Debenedetti, che verrà presentato a Trani il 9 giugno, in occasione della Conferenza europea: “Le diverse dimensioni della discriminazione”. Lo studio ha visto coinvolti diversi licei classici e scientifici, nonché le cinque università di Milano, negli anni compresi tra il 1985 e il 2005. Il focus era relativo alle opportunità lavorative per uomini e donne relativamente al titolo di studi conseguito. Secondo i dati della ricerca, le donne trovano occupazione con qualche difficoltà in più (le occupate sono il 7% in meno), ma il loro stipendio è mediamente inferiore.

Perché I motivi sono diversi, alcuni hanno a che vedere con la minor competitività femminile dovuta, però, più che altro a ragioni pratiche. Non esistendo in Italia un welfare familiare come si deve, la cura di figli e casa (per parlare di casi di malattie e di assistenza agli anziani di famiglia) è soprattutto sulle spalle femminili. Le donne, in previsione di questo, non investono tutte loro stesse nell’attività lavorativa, anche se potrebbero. Non scelgono facoltà che potrebbero proiettarle verso una carriera di successo, come fanno gli uomini (economia, ingegneria, medicina, matematica) fanno meno esperienze all’estero e tendono di più ad “accontentarsi”. In questo ci sarebbe anche una bassa autostima riscontrabile più nella popolazione femminile che maschile. Auspicare un cambiamento in questo desolante scenario è una necessità. Il lavoro delle donne è prezioso, la loro/nostra professionalità deve finalmente essere riconosciuta e valorizzata. Strade devono aprirsi, laddove ora vediamo cancelli. Il 2016 non è lontano, cominciano da qui.

Parole di Paola Perria