Diritti delle donne cancellati dall'agenda dei lavori del vertice +20 di Rio

A Rio De Janeiro si sta svolgendo un vertice importante che parla di ambiente e di giustizia sociale, ma è stato espunto l’articolo sui diritti delle donne, aborto e maternità.

Diritti delle donne cancellati dall’agenda dei lavori del vertice +20 di Rio

I diritti delle donne non sono stati considerati abbastanza importanti da trovare posto nella fitta agenda di incontri e discussioni che punteggiano il programma del vertice +20 che si sta svolgendo a Rio De Janeiro in questi giorni. Stiamo parlando di un vero e proprio evento planetario, una conferenza a cui sono chiamati a partecipare “i popoli della terra” tramite i propri rappresentanti, per discutere di tematiche cruciali per tutto il pianeta, come la giustizia sociale ed ambientale e lo sviluppo sostenibile. Stupisce e offende, perciò, che proprio in un vertice straordinario come questo, si sia volontariamente persa l’occasione di affrontare uno dei grandi nodi da sciogliere a livello politico e sociale globale: quello relativo alla violazione dei diritti delle donne.

Una vera a propria piaga, dato che, come molto saggiamente è stato affermato, una società felice e progredita è quella in cui le donne sono più tutelate.

Vertice +20 di Rio, diritti delle donne un tabù

La questione dei diritti della donne, dall’aborto alla maternità, all’accesso al lavoro, al diritto alla salute all’istruzione, in moltissime parti del mondo costantemente e crudelmente violati, e non parliamo solo di Paesi apparentemente meno progrediti del nostro, a nostro avviso è assolutamente cruciale da affrontare. Ma c’è un argomento specifico che avrebbe dovuto essere trattato durante il vertice di Rio, e che era segnalato nel paragrafo 244 del testo della conferenza ma che, evidentemente, non piace affatto: il diritto riproduttivo delle donne e il discorso sulla pianificazione familiare. Ancora, nel 2012, alle donne non viene permesso di poter decidere liberamente come usare il proprio corpo dal punto di vista della procreazione.

Se l’aborto stava per diventare nuovamente tabù anche in Italia (ma per fortuna la legge 194 è stata salvata dalla Consulta della corte costituzionale dopo essere stata rimessa in discussione), e in Cina il diritto alla maternità viene negato arrivando fino all’infanticidio, evidentemente le pressioni politico-religiose sono ancora troppo forti per far sì che si possa trattare con serenità e libertà l’argomento. L’articolo 244 è stato stralciato vilmente alle 2 di notte del 18 di giugno (la Conferenza è cominciata il 15 e terminerà i 23), vediamo per volontà di chi.

Vertice +20 di Rio e diritti delle donne, i Paesi contro

Come sempre quando si tratta di avere voce in capitolo sull’apparato riproduttivo femminile, è la religione ad avere la meglio. Spiace affermare questo, siamo tutti rispettosissimi del senso religioso che anima tanti di noi, e non ci permetteremmo mai di offendere la fede di nessuno, ma qui è piuttosto in ballo altro, ovvero la libertà delle donne di scegliere cosa fare del proprio corpo. Portare avanti una gravidanza, avere o no un figlio, sono questioni intime e private che, semmai, ogni donna dovrebbe poter decidere rispondendo alla propria coscienza e ai propri sentimenti, così come a quelli del partner. Se è vero che un figlio non è un diritto, né un dovere, ma un fatto naturale, un diritto e un dovere è però quello di ogni nazione di difendere, a suon di leggi, la libertà di scelta della donna.

Tornando alle pressioni delle religioni, che al limite dovrebbero limitarsi a suggerire un codice di comportamento, e non ad imporlo, non stupisce sapere che a firmare per eliminare lo scottante articolo 244 dal testo della conferenza di Rio sono stati il Vaticano (che pure si trova nella città brasiliana solo come “osservatore”), Paesi islamici come Siria ed Egitto, alcune nazioni sudamericane a forte vocazione cattolica come il Cile, e infine la Polonia. Che vogliamo commentare? Direi che le parole usate dal Segretario generale dell’ONU Ban Ki-Moon possono sintetizzare bene il nostro sentire: “Personalmente mi aspettavo un documento finale più ambizioso”. Per essere eleganti.

Parole di Paola Perria