Catalogo Ikea: donne cancellate in Arabia Saudita

Ikea è finito al centro di un vespaio di polemiche e di critiche dopo che si è scoperto che dal catalogo pubblicitario per l’Arabia Saudita erano state cancellate tutte le donne.

Catalogo Ikea: donne cancellate in Arabia Saudita

Ikea, il colosso svedese dell’arredamento low cost, è di nuovo finito nell’occhio del ciclone per le sue scelte di marketing modulate a seconda del target di riferimento. Del target “religioso” di riferimento. Il suo catalogo pubblicitario, una delle pubblicazioni più diffuse al mondo (e una delle più consultate, va detto), che tutti ben conosciamo, in realtà non viene venduto uguale in tutte le nazioni, come ci si potrebbe aspettare da un’azienda con una identità così specifica come quella di Ikea. Le innocue foto che ritraggono allegre famigliole colte in momenti di vita quotidiana negli ambienti domestici a marchio Ikea, cucine, camerette per bambini, living e via discorrendo, evidentemente hanno il “potere” di offendere qualcuno.

Non stiamo parlando di riferimenti alle coppie omosessuali, se ricordate una precedente polemica che aveva investito proprio il nostro Paese. In questo caso pietra dello scandalo, è il caso di dirlo, sono le donne in quanto tali. In quanto esseri umani di genere femminile. Insomma, di cosa stiamo parlando? Del fatto che il catalogo Ikea per il mercato dell’Arabia Saudita è senza donne, “cancellate” digitalmente per non urtare la sensibilità di quelle popolazioni e soprattutto i potenziali (ricchissimi) clienti. La cosa vi fa storcere il naso? Non solo a voi.

A sollevare il caso è stato il quotidiano free Metro di Stoccolma, che ha messo a confronto le fotografie del catalogo per il 2013 per il Paese arabo, con quello che possiamo trovare nel resto del mondo. Immediatamente ci si accorge che nelle immagini manca completamente la componente femminile, non solo donne adulte, ma anche bambine. Il motivo? In Arabia Saudita non si possono pubblicare foto che ritraggano donne con la pelle scoperta.

Intendendosi anche del viso, delle braccia, delle gambe eccetera. Insomma, se non sono velate, non vanno bene. Assurdità? Evidentemente, quando si tratta di affari, diventiamo tutti incredibilmente sensibili alla sensibilità altrui, anche se ci sembra retrograda, profondamente sbagliata e comunque destinata a venir soppiantata, prima o poi, da una visione più equilibrata e moderna.

Possiamo arrampicarci sugli specchi e parlare di culture diverse, di diversi modi di intendere i ruoli tra uomo e donna, possiamo ma… in realtà, dentro ciascuno di noi, emerge chiaro il vero punto della questioni: i soldi, gli affari. In ogni modo, neppure in Svezia la cosa è passata sotto silenzio, anzi. “Non si possono depennare le donne dalla società – ha commentano il Ministro svedese per l’Agricoltura Ewa Björling – È un altro triste esempio di come sia ancora lunga la strada verso la parità tra uomini e donne in Arabia Saudita”. Ricordiamoci che stiamo parlando di un Paese in cui è permesso che uomini adulti sposino bambine di appena 10 anni.

E certo la scelta di comodo dell’azienda svedese non aiuta questo processo, non aiuta le donne saudite, e neppure la propria immagine nel mondo. Ora, perciò, dopo il gran polverone, sembra che il gruppo intenda ritornare sui propri passi riaffermando il proprio codice etico: “La nostra società ha un codice etico molto chiaro e la parità tra uomo e donna è elemento fondante. L’esclusione delle donne dalla versione saudita del catalogo è in conflitto con i valori del gruppo Ikea”, assicura la portavoce Ylva Magnusson. Una svista? Difficile crederlo… in ogni modo, speriamo vivamente che le donne tornino nel catalogo saudita, e ci restino, soprattutto.

Parole di Paola Perria