Attentato a Parigi, storie di donne tra disperazione e speranza [FOTO]

I terribili e drammatici attentati di Parigi di venerdì 13 novembre hanno cambiato la storia della Francia e del mondo intero. Ecco alcune storie di donne tra disperazione e speranza.

Attentato a Parigi, storie di donne tra disperazione e speranza [FOTO]

Gli attentati di Parigi hanno scioccato il mondo intero. I terroristi dell’Isis hanno causato un bagno di sangue nel cuore dell’Europa: 129 morti e oltre 350 feriti. I fondamentalisti ed estremisti islamici dell’organizzazione terroristica hanno rivendicato gli attentati parlando di “11 settembre della Francia”. In realtà questi atti di guerra contro l’umanità hanno colpito la generazione Bataclan: giovani laureati di diverse etnie, culture, religioni e nazionalità. Tra le vittime di questa guerra c’è la dottoressa veneziana di sociologia Valeria Solesin.
La 28enne volontaria di Emergency è morta nell’assalto terroristico al Bataclan di venerdì sera mentre assisteva allo show musicale degli Eagles of death metal. Valeria Solesin viveva a Parigi da 4 anni per proseguire gli studi specialistici all’Università Parigi 1, La Sorbona. Stava approfondendo il rapporto del ruolo delle donne divise tra famiglia e lavoro analizzando in particolar modo le differenze tra la Francia e l’Italia. “Era una persona meravigliosa – ha detto la mamma Luciana ai giornalisti – e non lo dico come mamma. In questo momento l’unica cosa che ci preme è ricordare che nostra figlia era una persona, una cittadina e una studiosa meravigliosa. Mi mancherà molto – ha sottolineato – e credo che mancherà anche al nostro Paese, all’Italia, per le doti che aveva”. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha scritto un commovente messaggio di cordoglio e solidarietà alla famiglia: “Valeria era figlia d’Italia e d’Europa. È stata uccisa, insieme a tanti altri giovani, perché rappresentava il futuro dell’Europa, il nostro futuro”.

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Tra le vittime di questa barbarie anche due sorelle tunisine, Halima e Houda Saadi, di 34 e 35 anni, ammazzate mentre festeggiavano con amici il compleanno di un’amica in uno dei locali assaltati dai terroristi jihadisti.

La ragazza marchigiana Laura Apolloni è riuscita a fuggire dal teatro parigino e a salire sul tetto insieme con altre 50 persone. “Durante il concerto si sono sentiti gli spari – ha raccontato Laura al Gr1 – Erano due persone con le mitragliette, hanno sparato per 10 minuti ininterrottamente, avranno sparato 5000 proiettili e io ne ho preso uno. Anche se si stava bassi, raso terra, hanno sparato così tanto… Io per fortuna stavo sotto il palco e sono fuggita passando dietro le quinte, sfondando le uscite di sicurezza e passando sui tetti. Io e un’altra cinquantina di persone, quindi non abbiamo vissuto l’incubo di dentro. Siamo rimasti due ore in silenzio – ha proseguito -, poi le forze di sicurezza ci hanno tirati giù dal tetto. Gli assalitori avevano i cappelli neri, giovani, non incappucciati, vestiti normali, scuri di carnagione ma niente di particolare”.

Tante storie difficili e drammatiche, ma anche a lieto fine come quella del cameriere musulmano Safer che ha coraggiosamente salvato due donne ferite durante l’assalto dei terroristi al ristorante vicino al bar Carillon, decimo arrondissement, nei pressi di Avenue de la Republique. Safer è riuscito a trascinarle nella cantina del locale, mentre, al piano superiore gli attentatori continuavano a esplodere colpi.

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La 22enne Isobel Bowdery era al concerto degli Eagles of Death Metal al Bataclan insieme con il fidanzato. Sul suo profilo Facebook ha raccontato la sua storia allegando una foto del suo top macchiato di sangue: “All’uomo che mi ha rassicurato (…), a una coppia e alle loro ultime parole di amore che mi hanno continuato a far credere al bene nel mondo, alla polizia che è riuscita a salvare centinaia di persone, ai totali sconosciuti che mi hanno incontrato per strada e mi hanno rassicurato durante i 45 minuti in cui ho creduto che l’uomo che amo fosse morto (…). All’amica che mi ha dato riparo ed è uscita a comprarmi degli abiti nuovi così che non dovessi più indossare questo top sporco di sangue. A tutti quelli che mi hanno mandato messaggi di sostegno – ha concluso – mi fate credere che questo mondo ha il potenziale per essere migliore”.

Una storia di speranza, come tante altre, per il presente e il futuro dell’umanità poiché dobbiamo essere tutti uniti (cristiani, musulmani, ebrei, agnostici, atei, ecc.) contro il terrorismo internazionale.