Amy Winehouse scompariva un anno fa [VIDEO]

Un anno fa moriva Amy Winehouse, ad appena 27 anni. Le cause della morte furono un abuso di alcool, ma la giovane già da tempo manifestava malessere e problemi di dipendenza.

Un anno fa Amy Winehouse veniva trovata morta nella sua casa di Londra, ad appena 27 anni. Era il 23 luglio 2011, e il mondo della musica, così come tutti noi, semplici estimatori, rimanemmo attoniti e sgomenti, di fronte all’ennesima morte prematura provocata dalle droghe e dall’alcool, ma soprattutto da quei demoni interiori che, evidentemente, tormentavano Amy molto più di quanto non potesse apparire dall’esterno. Eppure, tutti pensammo che si trattasse di “morte annunciata”, tanto per citare Marquez, perché di segnali ce n’erano stati tanti, moltiplicatisi negli ultimi mesi di vita della cantante blues. Esibizioni annullate o penosamente portate avanti sotto i fumi dell’alcool, con una Winehouse barcollante e in stato confusionale.

E tutti, dentro di noi, avevamo pensato la stessa cosa: “questa ragazza ha bisogno d’aiuto”. Non abbiamo fatto in tempo. L’”angelo maledetto” non ha raggiunto la soglia dei 28 anni, che avrebbe compiuto il 14 settembre, se ci fosse arrivata viva. Morta 27enne proprio come altri “angeli maledetti” del rock, come Jim Morrison, come Janis Joplin. Talenti luminosissimi che hanno brillato per poco, il tempo di far scoprire al mondo quanta magia può essere racchiusa in una voce.

Quella di Amy era fantastica, graffiante, profonda, piena di chiaroscuri, non estesa ma in grado, come poche, di suscitare emozioni, di scatenare sentimenti e comunicare energia. Solo pochi artisti possiedono questo dono, e a lei era toccato in sorte. Se proviamo a riascoltare il suo capolavoro, “Back to Black”, del 2006, ci rendiamo subito conto che pur giovanissima, Amy Winehouse aveva una carica blues, un modo tutto speciale di far rivivere l’epoca d’oro di quel genere musicale che aveva già raggiunto vertici straordinari nel passato, con interpreti come Aretha Franklin, Billie Holliday o Dinah Washington, tale per cui difficilmente ne nascerà un’altra a breve con le stesse caratteristiche.

Patty Smith, in questi giorni in Italia, non solo ha speso parole splendide per la collega scomparsa, ma l’ha anche voluta omaggiare con una canzone a lei dedicata. Da una grande ad una grande. La rabbia che tutti noi provammo in quella sera d’estate di un anno fa, quando leggemmo la notizia della morte di Amy immediatamente rimbalzata dai mezzi di comunicazione, senza troppe spiegazioni (si parlò anche i suicidio), era anche dovuta a questa sensazione di immane perdita artistica. Una vita spezzata troppo presto, e un talento che non ha avuto il tempo di dispiegarsi in tutte le sue pieghe e potenzialità.

Che peccato, e che tristezza. Il padre di Amy, Mitch Winehouse, ha creato una Fondazione benefica a nome della figlia, che intende aiutare i giovani artisti disagiati, e forse, chissà, proprio grazie a questa iniziativa verrà fuori un’altra Amy, chi può dirlo. Sarà difficile, però. Di cosa è morta Amy Winehouse?

Il referto finale, derivante dall’esame autoptico eseguito sul corpo della giovane, parla di enormi quantità di alcool, e sicuramente il fisico di Amy, indebolito dalla dieta sbilanciata (l’abbiamo vista praticamente scheletrica) e dall’abuso di droghe, non poteva comunque reggere molto a lungo. Incredibile ironia del destino, poi, che il successo presso il grande pubblico, questa fantastica artista l’avesse raggiunto grazie alla canzone “Rehab”, in cui parla proprio di un Centro di Disintossicazione dall’alcool in cui i familiari vorrebbero mandarla e dove lei non ha alcuna intenzione di andare. Una profezia che si è tragicamente avverata. Non possiamo che continuare e celebrare Amy con la sua musica, perciò godetevi proprio Rehab, in memoria di un’artista straordinaria che almeno grazie ai suoi dischi non morirà mai.

Parole di Paola Perria