Affonda barcone nel Canale di Sicilia: cadaveri di 10 donne

Tragedia nel Canale di Sicilia: dieci donne hanno perso la vita a causa del naufragio di un gommone che trasportava centinaia di migranti. E’ l’ennesimo naufragio, avvenuto a 20 miglia dalle coste libiche. La tragedia avviene il giorno del recupero del relitto del peschereccio affondato nell'aprile 2015. Fu la più grande strage di migranti nel Mediterraneo.

Affonda barcone nel Canale di Sicilia: cadaveri di 10 donne

Tragedia nel Canale di Sicilia: dieci donne hanno perso la vita a causa del ribaltamento di un gommone che trasportava centinaia di migranti. E’ l’ennesimo naufragio, avvenuto a 20 miglia dalle coste libiche, dove ogni giorno migliaia di disperati affidano la loro vita al destino. Persone in cerca di vita migliore che iniziano la loro traversata in mare, pagando anche cifre molto alte. Un viaggio difficile, spesso centinaia di persone sono stipate in pochi metri quadrati, altre volte bisogna fare i conti con le condizioni metereologiche avverse. E così, come in questo caso, finisce nel peggiore dei modi. Secondo quanto si è appreso, c’è stata la richiesta di soccorso alla centrale operativa di Roma della Guardia Costiera.
E’ stata inviata la nave Diciotti per trarre in salvo i migranti, ma giunti sul posto il gommone era quasi del tutto affondato. Sono riusciti a trarre in salvo 107 migranti, tra i quali donne e bambini. Purtroppo hanno dovuto anche recuperare i cadaveri di 10 donne, affogate qualche ora prima. Il mare era molto agitato, questo ha decretato l’affondamento del gommone ed adesso sta rendendo difficile le operazioni di soccorso e di eventuale ricerca di dispersi. Onde molto alte, anche due metri, mare forza 3 e un vento fortissimo.

Oggi il recupero del barcone affondato nel 2015

La nuova strage, per la beffa del destino crudele, arriva proprio il giorno in cui rientra in Sicilia il relitto del peschereccio affondato nell’aprile 2015 dove persero la vita ben 700 migranti. Fu la strage più grande avvenuta nel mediterraneo. E’ una delicatissima e difficile operazione di recupero, che vede impegnata la Marina Militare e la nave Ievoli Ivory per trasportare il relitto al porto di Augusta ( Siracusa), perché dobbiamo fare i conti ancora con i tantissimi cadaveri che giacciono ancora sul fondo: almeno 500, che per oltre un anno sono rimasti nello scafo affondato ad una profondità di 370 metri. Impegnata anche una squadra di vigili del fuoco che effettua i primi rilievi sullo scafo sollevato dal fondale marino e si coordinerà con altri colleghi sulla terra ferma. Infine il difficile e triste recupero delle salme.

L’opinione pubblica fu fortemente scossa dopo l’ecatombe del 2015 e auspicava soluzioni per fermare l’infinita strage. Quello che venne fatto fu rafforzare l’operazione Triton per tenere sotto controllo le frontiere del Mediterraneo. In realtà, dal punto di vita umanitario non cambiò tanto la situazione, perché l’operazione non era né di ricerca né di salvataggio dei migranti , bensì riguardava un maggior pattugliamento delle coste e l’obbligo di dare assistenza alle navi e persone in difficoltà. Ed eccoci quindi a raccontare l’ennesima strage.

Parole di Lavinia Sarchi